by Fabrizio Corgnati (29/02/2020)
La prima romana di “The Speaking Machine“, la distopia di Victoria Szpunberg messa in scena dalla Compagnia Ragli, prosegue la terza stagione teatrale, all’insegna della “resistenza”, di ÀP, l’accademia popolare dell’antimafia e dei diritti di Cinecittà.
THE SPEAKING MACHINE
prodotto dalla Compagnia Ragli
di Victoria Szpunberg
con Dalila Cozzolino, Maurizio Aloisio Rippa e Antonio Monsellato
voce registrata Rachele Minelli
traduzione Davide Carnevali
luci e musiche Giacomo Cursi
regia Rosario Mastrota
produzione Compagnia Ragli, Primavera dei Teatri
in collaborazione con PAV
con il sostegno di ÀP Accademia Popolare dei Diritti e dell’Antimafia
Prosegue sotto il titolo della “resistenza” la terza stagione teatrale di ÀP, l’accademia popolare dell’antimafia e dei diritti: una bella realtà culturale (che al palcoscenico affianca la biblioteca, la rassegna cinematografica, gli incontri con gli artisti, la web radio) che si è posta la lodevole intenzione di animare una periferia come quella di Cinecittà, e sta incontrando il favore dei residenti. Il nuovo appuntamento andato in scena giovedì 27 febbraio è “The Speaking Machine”, portato in scena per la prima volta nella sua Roma dalla Compagnia Ragli. Uno dei testi più famosi (il titolo originale è “La máquina de parlar”) dell’autrice argentina, naturalizzata catalana, Victoria Szpunberg.
L’ambientazione è una distopia di un futuro non poi così distante né irreale, che non sfigurerebbe in un episodio della fortunata serie “Black Mirror”. Il protagonista è Bruno (Maurizio Aloisio Rippa), un impiegato perennemente all’inseguimento di una improbabile promozione sul posto di lavoro, che vive in totale solitudine nella sua casa, e che proprio per alleviare questa solitudine acquista una macchina parlante, Valeria (Dalila Cozzolino).
L’autrice mantiene volontariamente l’equivoco se si tratti di una donna vera e propria, ridotta in schiavitù, o piuttosto di una sofisticatissima bambola dotata di intelligenza artificiale: fatto sta che la macchina diventa una presenza fissa nell’appartamento di Bruno, tanto da iniziare a fungere non solo più da compagnia, ma addirittura da coscienza, da voce critica del padrone di casa. Che inizia a non accettare più molto di buon grado questa intromissione nelle sue comode illusioni (quelle che, del resto, gli consentono di sopravvivere, di mantenere il suo equilibrio e di andare avanti con la sua vita).
Infine in questo duo si inserisce un terzo personaggio: un cane (anche in questo caso, meccanico o umano?) venduto allo scopo di dare piacere al suo proprietario. Questo nuovo abitante (Antonio Monsellato) turberà ulteriormente la relazione tra Bruno e Valeria, sospesa tra gelosia e affetto autentico, fino a giungere all’inaspettato e drammatico colpo di scena finale. Il testo è moderno e interessante, capace di indurre riflessioni nello spettatore. La messa in scena, sotto la regia di Rosario Mastrota, è efficace, costruita su una scenografia minimale ma a cui conferiscono movimento le luci di Giacomo Cursi. L’interpretazione del trio Cozzolino-Rippa-Monsellato davvero riuscita: con un plauso particolare alla protagonista femminile, che alterna addirittura la recitazione in italiano, spagnolo e francese, e conclude con un delirante monologo a perdifiato, di grande difficoltà, ma recitato alla perfezione.
ÀP Teatro – Via Contardo Ferrini 83, 00173 Roma
Per informazioni e prenotazioni: email info@apaccademia.it, telefono 350/5350334
Orario spettacolo: 27 gennaio, ore 20.30
Biglietti: ingresso con tessera annuale, più contributo attività di 5 euro
Articolo di: Fabrizio Corgnati
Grazie a: Erika Cofone, Ufficio stampa ÀP Teatro
Sul web: www.apaccademia.it