Panenostro – Estratti Stampa

“C’è questo luogo dell’anima, il profumo del Panenostro, nel forno della Compagnia Ragli […] Tiene gli occhi chiusi Giuseppe, lo fa perché la “sua” Calabria delle farine è terra lontana di cui ha una nostalgia simile a saudade, le tradizioni in cui è cresciuto hanno germinato in un territorio ostile, nell’indifferenza settentrionale. La grande città, ma con le stesse dinamiche di potere. Ed ecco la ‘ndrangheta fare il suo lavoro, chiedere il pizzo, portarlo all’estremo delle forze psichiche e arrendersi al raptus che lo condannerà […] Mastrota conferma un tratto distintivo: suono sottile che unisce concretezza ed evocazione.”

Simone Nebbia, Teatro e Critica, 02/14

“L’autore e regista conferma la dimestichezza con la dialettica di scena, partorendo un testo rigoroso formalmente (personaggio-intreccio-risoluzione) ma d’immediata fruizione per chiarezza. […] La direzione registica si fa intima, mette in luce sottotesti […] crea magia con trovate artigianali (illuminazione, trucchi ottici, trasformazione della materia), restituendo un insieme plastico, leggero, toccante. Prospettiva sul Sud, lontana dai luoghi comuni.”

Emilio Nigro, Hystrio, 3/2014

“Non teatro di narrazione o teatro civile “puro e semplice”: ma una ricerca, un testo ed una messa in scena che si sviluppano attraverso un percorso originale, quasi spiazzante, molto intenso […] è un racconto innovativo, un monologo in cui il punto di partenza è una solitudine, frutto anche di qualcosa di già avvenuto, ma lo scopriremo solo alla fine. […] Un testo intenso, dunque, quello scritto da Mastrota, da lui stesso abilmente diretto, con una totale simbiosi tra parola e messa in scena, in cui il ritmo e la tensione non scemano mai. Grazie anche all’altrettanto intensa interpretazione dell’interprete, in un monologo che dà la possibilità di mostrare vari registri, coinvolgendo lo spettatore.”

Paola Abenavoli, Cultural Life, Marzo 2014

“La penna di Rosario Mastrota dipinge ancora una volta scenari drammaturgici intensi, vivaci, roboanti. Una contrapposizione istintiva, seppur sotto il giogo dell’imposizione prepotente, che sfocia nel reagire tutt’altro che civile.”

Il Tamburo di Kattrin, 09/13

“Un modo originale e delicato per parlare della criminalità organizzata e del suo devastante effetto sulla quotidianità delle vite ordinarie di un intero paese.”

Donatella Codonesu, Teatroteatro.it, 02/13
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