DA “THE SPEAKING MACHINE” LA SPERANZA PER UNA NUOVA UMANITA’

by Lorena Martufi (28/05/2019)

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Foto Angelo Maggio

La Primavera dei teatri è giunta alla sua XX edizione e i nuovi linguaggi della contemporaneità hanno imparato a dialogare col futuro. Lo spettacolo “The speaking machine” della Compagnia Ragli, con la regia di Rosario Mastrota, è tra quelli più all’avanguardia di questa rassegna, protagonista nel panorama contemporaneo del teatro.
In prima nazionale, ultimo lavoro della Compagnia fondata dallo stesso Mastrota che vanta un curriculum denso di esperienze e collaborazioni importanti, lo spettacolo della drammaturga Victoria Szpunberg ha riscosso un ottimo successo di pubblico e di critica. Uno sguardo giovane, intelligente e premonitore su come saranno i “giorni in cui non sembreremo umani, ma ancora sapremo come essere tristi”, questo il sottotitolo dello spettacolo. La storia – calata in un tempo ormai prossimo al nostro, in cui i rapporti sono consunti dal potere, dal sesso, dalla trasgressione, dalla prepotenza, dalla routine, ma sopratutto da una feroce solitudine – è quella di Bruno – un umanissimo Antonio Monsellato – impiegato nevrotico e frustrato che vive con Valeria, macchina parlante, stretta dalle telefonate della madre di lui che sulla scena è presente nella figura di una statua di Maria di Medjugorje. Valeria parla e traduce tutte le lingue tranne l’arabo, legge Kafka, dice l’oroscopo, può muoversi e mangiare, ma non può alzarsi dalla sua sedia posizionata su un piedistallo, su cui è poggiata con il suo adorabile vestitino azzurro a pois e le sue piccole ballerine, stile Dorothy . Lo spettacolo scorre attraverso sequenze scandite dai dialoghi rapidi e mutevoli di una straordinaria e deliziosa Dalila Cozzolino, talento della recitazione, quando la recitazione è una sfida dura, nel testo multilingue che cambia rapido in base a umori e stati d’animo. Perché la macchina parlante ama, pensa, si rattrista, si arrabbia, ed è perfino gelosa del suo proprietario, quando acquista un cane sadomaso, un sorprendente Antonio Tintis. Finalmente viene fuori l’anima da questo teatro, qualcosa che resta al di là della storia, della scena, della serata, della rassegna, ed è lei: Dalila Cozzolino, fantastica interprete della nuova umanità, vittoriosa nella sfida di comunicare il cuore,  le delusioni, i sogni, le tristezze, le speranze, i desideri, nonostante le protesi immaginate nella perfetta rigidità degli arti.
Il resto della storia – il cane si libera del guinzaglio, fa fuori il padrone e scappa con lei – poco conta dopo la performance straordinaria, durissima dell’attrice in cui avviene il corto circuito della  macchina, momento altissimo di recitazione nella resa perfetta emotiva, fisica, verbale del guasto della comunicazione. Ci mancherà l’anima di questo spettacolo e in particolare di quest’attrice, perfetta nel suo ruolo, protagonista anche di un’umanità che deve rinascere dal cuore, dai sentimenti, dalle emozioni pure, che tanto mancano al teatro, come all’umanità di questo difficile presente.

Lorena Martufi
Per Primavera dei teatri 
The Speaking Machine 
Compagnia Ragli 

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