by Vincenzo Alvaro (27/05/2019)
CASTROVILLARI – C’è l’immaginazione che riesce a raccontare un presente che non si può narrare, perchè mentre lo pensi è già passato, e ciò che dici sta già nel futuro. Ma è una visione prospettica di ciò che potrebbe accadere che scatena emozioni in un gioco di relazioni che scava nella realtà. A raccontare cosa sarà “The speaking machine. Giorni in cui non sembreremo umano, ma ancora sapremo come essere tristi” (Sala consiliare ore 19.00) c’è il regista Rosario Mastrota, figlio d’arte di una Castrovillari che ha saputo guardare ai suoi talenti in erba, aiutandoli a crescere e lasciarli andare verso il loro futuro professionale. Uno dei giovani cresciuto attorno al festival Primavera dei Teatri che oggi ritorna nell’esperienza culturale di Scena Verticale con la sua compagnia Ragli per mettere in scena il testo di Victoria Szpunberg, grammaturga ed insegnante di sceneggiatura spagnola, protagonista del progetto Europe Connection che oggi alle 17.00 vedrà anche la presentazione ufficiale della seconda annualità dell’esperienza di scambio e contaminazione della drammaturgia europea in Calabria, realizzato in collaborazione con Fabulamundi. Playwriting Europe. Mastrota ha raccontato che il testo della drammaturga spagnola è stato scelto – tra tanti – pechè «vicino alla linea poetica della compagnia» mettendo in luce l’aspetto dell’uomo che decide di essere «macchina» senza prevedere che ad un certo punto uscirà fuori il bisogno di tornare alle emozioni vere. “Semi. Senza infamia e senza lode” di Stivalaccio Teatro – al Teatro Vittoria alle 20.30 è invece una «farsa grottesca» per la regia di Marzo Zoppello che utilizza le maschere, in una «declinazione altra» rispetto a quelle classiche della commedia dell’arte, che diventano specchio deforme di vizi e difetti del nuovo millennio. In questo andare verso il futuro prossimo c’è “Alfonsina Panciavuota” di Teatro Dallarmadio (Teatro Sybaris ore 22.00) che aiuta a fare un salto nel passato che «è molto presente» e che si sposa bene con il percorso «civile, politico e sociale» portato avanti dalla compagnia di Fabio Marcedddu, Antonello Murgia, Paoletta Dessì e Raffaele Marceddu. Una storia «di ultimi con l’umiltà degli ultimi» che fonde la tragicità con il riscatto.