by Marco Baldari (30/01/2018)
Un muro di cemento è stato costruito lungo tutte le coste della Penisola. Nessuno può entrare. Nessuno può uscire. Il mare ormai è solo un antico e triste ricordo. I due protagonisti, Maschio Alfa (Antonio Tintis) e Femmina (Giuliana Vigogna), aspettano come due personaggi di una commedia di Beckett, qualcuno che rompa la monotonia delle loro giornate.
Le loro vite infatti sono scandite da dialoghi nonsense, dalla perenne e dispotica presenza della tecnologia e dall’ossessiva preoccupazione sul cosa mangiare.
Tra trasmissioni sempre più trash e messaggi di protesta lanciati nell’etere come un grido di aiuto, i due segnano tutta la loro disperazione.
Sono soli, apatici, arrabbiati, comici, al limite del grottesco. Si lamentano dello Stato che li ha “isolati”, che gli ha tolto la gioia e la spensieratezza dei bei tempi delle vacanze (la loro casa ricorda una spiaggia. Sdraio, pallone e tutti i vari oggetti da giornata al mare) e creato paure infondate, come quella del differente da noi.
Ma la verità è un’altra.
Maschio Alfa e Femmina sono due xenofobi. Sono i classici italiani.
Si lagnano della situazione, ma in realtà la cavalcano. Il loro business infatti è una finta ONLUS che specula sull’arrivo dei clandestini. Spesso mandati dallo Stato. A volte arrivati perché riusciti a “scavalcare” il muro. Proprio come l’altra protagonista dello spettacolo (Matilde Vigna).
La punizione arriverà. Puntale come una bomba a orologeria.
La scenografia è ben curata e ricorda lo stile pervasivo del Grande Fratello. Esemplare è l’uso delle luci (Giacomo Cursi), basilari nella creazione dello spazio scenico e nello sviluppo della struttura drammaturgica. Le musiche sono ridotte all’osso. E’ uno spettacolo sulla parola e sull’indottrinamento. Niente deve distrarre la massa dall’omologazione imperante. I costumi fanno l’occhiolino a uno stile kitsch e ipercolorato, proprio come i programmi televisivi che bombardano i due protagonisti.
La Compagnia Raglia e Kit Italia mettono in scena con BORDERLINE, il loro nuovo spettacolo.
Scritto e diretto da Rosario Mastrota, lo spettacolo nasce nell’ambito del lavoro della Compagnia, dedicata da anni al teatro civile, e trova il supporto di KIT (Associazione Culturale Kairos Italy Theater), spesso alle prese con testi teatrali sull’emigrazione nell’ambito del confronto fra Italia e USA.
Tra Orwell e il teatro dell’assurdo BORDERLINE, prova a offrire un nuovo punto di vista sulla società contemporanea. Il difficile rapporto con il diverso. La sempre più ossessiva presenza della tecnocrazia nelle vita di tutti noi. I terribili conflitti e tutte le ambiguità che dilaniano l’animo umano.
Le prove attoriali sono convincenti e mai sopra le righe, rischio non da poco per uno spettacolo con tematiche tanto attuali e così calde nel panorama italiano.
L’operazione non si rivela facile, molti sono gli ottimi spunti, ma il pericolo di cadere nel banale è sempre dietro l’angolo. La rappresentazione scoperchia le nefandezze di questa nostra epoca, ma non offre soluzioni, non lancia appigli nuovi a cui aggrapparsi, analizza ma non propone.
Il teatro delle avanguardie militanti degli anni ’70 avrebbe proposto altre strade. Ma ogni forma d’arte ragiona con le condizioni del proprio momento storico. BORDERLINE resta un testo che aspira ad essere politico, ma che non riesce appieno ad elaborare tutto ciò su cui si interroga in maniera compiuta. E’ appunto figlio dei propri tempi.
BORDERLINE
Testo e regia: Rosario Mastrota
Con: Antonio Tintis, Giuliana Vigogna, Matilde Vigna
Assistenti alla regia: Andrea Cappadona, Dalila Cozzolino
Disegno luci e fonica: Giacomo Cursi
Scenografia: Maria Chiara Arciero
Casting: Fabrizio Pizzuto, Donatella Codonesu
Logistica: Ettore Nasa
Produzione: Compagnia Ragli e KIT Italia
Con il patrocinio di daSud e ÀP Accademia
Ufficio Stampa: Erika Cofone
CARROZZERIE N.O.T.