by Paola Abenavoli (10-02-2014)
Non teatro di narrazione o teatro civile “puro e semplice”: ma una ricerca, un testo ed una messa in scena che si sviluppano attraverso un percorso originale, quasi spiazzante, molto intenso. “Panenostro” – lo spettacolo scritto e diretto da Rosario Mastrota ed interpretato da Ernesto Orrico (nelle foto di Alessija Spagna) , andato in scena nell’ambito della rassegna di SpazioTeatro – è un racconto innovativo, un monologo in cui il punto di partenza è una solitudine, frutto anche di qualcosa di già avvenuto, ma lo scopriremo solo alla fine. Il racconto ci porta, anche visivamente, nel mondo di un giovane panettiere, tra gli amati profumi, la farina, i procedimenti antichi e moderni insieme per realizzare la base della cucina e del vivere. Un giovane nato al nord ma di origine calabrese, quasi sospeso tra due mondi, ma in realtà il suo mondo è tutto in quel forno, in cui si muove quasi danzando. La sua vita, il suo racconto, all’inizio sembrano quasi un ritratto semplice, di una vita semplice, come semplice, benchè completo e complesso, è il pane. Una vita in realtà dura, rischiarata solo tardi dalla luce di una ragazza, cui decide di dedicare un nuovo pane. Ma, all’improvviso, quel mondo viene spezzato dall’ingresso del male: la purezza di quel luogo viene contaminata dal racket, dalla malavita. E quel pane si contaminerà poi realmente, in un finale spiazzante, appunto, che fa virare, quasi senza accorgercene, i toni spensierati – benchè inframmezzati dalla profondità delle riflessioni e da un velo di malinconia – nel dramma. Un finale in cui il pane è ancora protagonista, metafora anche visiva di un dolore.
Un testo intenso, dunque, quello scritto da Mastrota, da lui stesso abilmente diretto, con una totale simbiosi tra parola e messa in scena, in cui il ritmo e la tensione non scemano mai. Grazie anche all’altrettanto intensa interpretazione di Ernesto Orrico, in un monologo che dà la possibilità di mostrare vari registri, coinvolgendo lo spettatore.