by Gianni Rossi (28/11/2013)
Martedì 19 novembre alla Mediateca Antimafie Valarioti è andato in scena il monologo teatrale “L’Italia s’è desta” con Dalila Desirée Cozzolino, testo e regia di Rosario Mastrota.
Compagnia Ragli presenta
L’ ITALIA S’E’ DESTA
di Rosario Mastrota
con Dalila Desirée Cozzolino
Vincitore del premio Diritti in scena 2013
In alcune plaghe del nostro Bel Paese(?) la verità può essere rivelata solo da quelli che la cosiddetta gente perbene etichetta come pazzi, anormali, malati di mente. Lo spiegava bene il pirandelliano personaggio dello scrivano Ciampa che ne’ “Il berretto a sonagli” insegnava alla signora Beatrice, la quale lo aveva accusato di fronte a tutta la piccola comunità dove vivevano di essere becco, che per passare per matti basta gridare in faccia la verità. Perché tanto nessuno ci crede.
E’ quello che capita all’eroina di questo monologo dalla scrittura teatrale fresca, originale ed intelligente. Carla Libonati è in possesso delle preziose informazioni che tutta l’Italia vorrebbe sapere: chi ha rapito e dove viene tenuta prigioniera la Nazionale di calcio? Carla lo sa. Perché per caso, lo ha visto. Ha visto il pullman che trasportava i calciatori essere fermato sulla strada nazionale da una Mercedes nera, da dove degli uomini armati sono scesi per impossessarsi del mezzo. E lo dice, lo urla quasi, alla gente, ai giornalisti della carta stampata e delle reti televisive accorsi in massa nel piccolo paese per, come si dice in gergo, “coprire” l’evento; ma nessuno le da’ retta. Perché lei è la scema del villaggio. E tutti la trattano come tale. Facendola tacere con le occhiatacce, le risa di scherno o regalandole un sacchetto di patatine fritte.
Nella prima parte del testo di Mastrota la voce di Carla ci descrive l’ambiente opprimente e privo di sbocchi di un paese del profondo Sud. Le solite facce, i soliti luoghi. Una sola novità. Un centro commerciale. Forse costruito con i soldi di quelli che la nostra protagonista chiama i “brutti”. Quelli che incendiano i negozi che non pagano il pizzo. Carla sa dell’esistenza degli n’dranghetisti ma nel suo essere ingenuo si domanda perché non ne ha mai conosciuto nessuno.
In un crescendo di suspence e tensione in cui tutti i tentativi di far ritrovare Alberto Gilardino e compagni si scontreranno con il muro di gomma creato dalla diffidenza della gente, alla fine la protagonista riuscirà a farsi sentire e liberare gli ostaggi. Addirittura riceverà una medaglietta dal Presidente della Repubblica, ma al prezzo di scoprire dolorose verità.
Non so se per svista (non credo) o perché voluto (molto probabile), ma non viene detto al pubblico il motivo del rapimento dei calciatori; questa incertezza però non indebolisce il testo, anzi, ne rafforza invece l’umorismo diffuso. In questa Italia dove a distanza di tanto tempo non si sa chi abbia ordinato di uccidere il giudice Borsellino o chi abbia compiuto la strage alla stazione di Bologna, la verità, che è semplice di natura, viene sempre manomessa, diluita, immersa in un alone di bugie, resa afona dalle chiacchiere, dai dietrologismi e luoghi comuni. Quindi può essere logico che un atto così clamoroso possa essere compiuto per ragioni misteriose.
La performance di Dalila Cozzolino è una vera sorpresa. Con a disposizione pochi oggetti in scena, un tavolo, un album di figurine e poco altro, riempie egregiamente lo spazio scenico con la sua energia mimica tutta tesa a restituire la figura di questa ragazza bloccata in un eterno presente. Come bloccata in un eterno presente sembra la Calabria.
Quando De Andrè fu rapito in Sardegna nel 1979, al suo rilascio ebbe parole serene nei confronti dei propri carcerieri: “Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai.”
Questo per ricordarci che le prime vittime dei crimini commessi dalla n’drangheta siamo noi calabresi (chi scrive è di Cosenza), compressi dalla sua prepotenza e dalle varie vulgate nazionali che ci vogliono tutti o affiliati, o conniventi o al limite, se siamo simpatici, produttori di n’duja fatta in casa.
Articolo di: Gianni Rossi
Foto di: Giovanni Spina
Sul web: www.mediatecavalarioti.it