by Simone Nebbia
Una scrittura delicata, fresca, lascia un’attrice a districarsi nell’eterno conflitto di estetica e di concetto fra la tradizione terragna pittoresca ma che è insieme covo di sinistri presagi criminosi e l’elemento invece dell’attualità più pura, cronaca in questo caso addirittura inventata. A tanto si giunge in s’è desta, un piccolo [falso] mistero italiano”, che Rosario Mastrota ha scritto e in cui ha diretto Dalila Cozzolino, in scena nella nuova Sala Strasberg del Teatro Tordinona di Roma. La scena è quella casalinga in cui una giovane del paese che tutti credono matta rac conta la sua ossessione, quella volta che il presidente Napoletano le andò a consegnare la medaglia d’onore.. Per cosa? Aver ritrovato i giocatori della Nazionale di calcio rapiti in Calabria e avere cosi svelato l’oblio di cui è vittima tanto Sud, il difetto della memoria che rende complici di delitti. Mastrota disegna con divertito ma ragionato coraggio, la sua attrice risponde a tono con un’interpretazione partecipata, innamorata di questa storia, si fa carico di un personaggio molto caratterizzato ma è capace di non scadere nella macchietta, lasciando di sé un’ombra volatile di leggerezza, sia pure velata d’amaro.